La Beata Vergine nella Divina Commedia

E’ convinzione comune che la protagonista femminile della “Divina Commedia” sia  Beatrice. In realtà il capolavoro dantesco si apre e si conclude con un’altra donna: la Beata Vergine Maria, ”la faccia ch’a Cristo/ più si somiglia”.

 E’ la Madonna, infatti, che intercede per Dante, smarritosi nella “selva oscura” dei suoi peccati, inviando S. Lucia che a sua volta esorta Beatrice ad aiutare l’amico suo e non “della ventura”. Il Sommo Poeta durante la  vita terrena testimoniò sempre la sua devozione al “nome del bel fior” che invocava “mane e sera”, come afferma nel XXIII canto del Paradiso, il canto del trionfo di Cristo e della Madonna.

Nella cantica del Purgatorio, Maria, colei che con il suo “si” permise  il mistero  dell’Incarnazione di Gesù, “chè, se potuto aveste veder tutto/mestier non era parturir Maria”, è una presenza costante. Nella montagna del Purgatorio, caratterizzata dalle sette balze dove vengono purificati i sette vizi capitali, il primo esempio di virtù che viene riportato  è sempre quello della Madonna che con la sua umiltà contrapposta alla superbia, con la sua magnanimità all’invidia, la sua mitezza all’ira, la sua sollecitudine all’accidia, la sua povertà all’avarizia e la sua castità alla lussuria indica alle anime e ad ogni uomo la via per raggiungere la verità di sé e quindi la salvezza eterna.

Ma è nel Paradiso che la Madonna, il “bel zaffiro/ del quale il ciel più chiaro s’inzaffira” trova, inevitabilmente, la sua collocazione ideale e numerosissime sono le terzine che Dante le dedica. Ci piace citarne alcune fra le più suggestive come, ad esempio, quelle del  XXIII canto  che vede il trionfo di Cristo descritto come un sole che illumina un giardino fiorito in cui la Madonna  è “la rosa in che ‘l verbo divino/carne si fece” , in mezzo agli apostoli, “li gigli/ al cui odor si prese il buon cammino”. Nel XXX canto, nel centro del Paradiso lo “ciel ch’è pura luce/luce intellettual, piena d’amore;/ amor di vero ben, pien di letizia;/ letizia che trascende ogni dolzore” dopo il commiato di Beatrice e la comparsa di san Bernardo, Maria ci appare nuovamente nel suo splendore, con la luminosità dell’aurora.

La “Divina Commedia” si conclude poi  con  lo splendido e impareggiabile “Inno alla Vergine”, recitato da San Bernardo, affinché la Madonna interceda per Dante e il poeta possa, di conseguenza, giungere alla visione di Dio.

Sono versi di una profondità e bellezza stupefacenti, che ci descrivono il Mistero dell’Incarnazione e della maternità di Maria “Vergine madre, figlia del tuo figlio/umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio […] Donna, se tanto grande e tanto vali,/ che qual vuol grazia e a te non ricorre,/ sua disianza vuol volar sanz’ali […] La tua benignità non pur soccorre/ a chi domanda, ma molte fiate/ liberamente al dimandar precorre”.

Terzine talmente vere che la Chiesa le ha rese una preghiera per la devozione dei fedeli e  parole che sono sicuramente di aiuto all’inizio del cammino di Avvento, un “tempo forte” che ci prepara al grande mistero di un Dio amoroso che si fa compagnia all’uomo , per sempre, incarnandosi nel Bambino Gesù.

Manuela Mambelli

Vice presidente “Comitato diocesano celebrazioni dantesche 2021”

21 novembre 2019

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